Argan(argania spinosa)
Sono l’argan, un albero resistente e tenace che vive nelle terre aride del sud-ovest del Marocco e in alcune zone dell’Algeria, dove le mie profonde radici stabilizzano il suolo e mi permettono di essere l’ultimo baluardo contro l’avanzata del deserto del Sahara. Come molti alberi delle zone semidesertiche, ho piccole foglie coriacee, la mia crescita è lenta e il mio tronco contorto è irto di spine. Queste caratteristiche mi aiutano a proteggermi dagli animali affamati, ma c’è una scena che potrebbe sorprendere chiunque: delle capre arrampicate tra i miei rami.
Le capre hanno imparato a evitare le mie spine, non per mangiare le foglie, ma per cercare i miei frutti dorati. I miei frutti sono ovali, della grandezza di una prugna, con una buccia spessa e amara che avvolge una polpa dolce e aspra, difficile da apprezzare per gli esseri umani. All’interno del frutto, un nocciolo duro come la roccia racchiude uno o due piccoli semi preziosi, ricchi dell’olio che è alla base della vita economica di milioni di persone nella mia regione.
In passato, le capre giocavano un ruolo importante nella raccolta dei miei frutti. Una volta spolpati, i noccioli, passati attraverso l’apparato digerente delle capre, venivano recuperati per estrarre l’olio. Tuttavia, il sapore “di capra” che questo metodo conferiva all’olio non era apprezzato sui mercati esteri, e così le donne berbere hanno preso in mano il processo. Ora, lavorano insieme per rimuovere la polpa manualmente, che viene poi data alle capre, rompendo i noccioli tra due sassi, un’attività che favorisce la socializzazione ma che, con il tempo, è stata sostituita in parte da macine meccaniche.
Dai miei semi, si ottiene una pasta da cui viene estratto l’olio, utilizzato sia in cucina, simile all’olio d’oliva nella tradizione mediterranea, che come base per l’amlow, una crema a base di mandorle tritate e miele. Il mio olio ha molteplici usi: localmente viene impiegato per trattare malattie della pelle e disturbi cardiaci, mentre nei paesi più ricchi è diventato un prodotto di lusso, ricercato come condimento salutare e come ingrediente in cosmetici e creme antirughe.
Il mio rapporto con gli uomini e le capre è complesso. L’esportazione del mio olio ha portato prosperità, ma non sempre a mio vantaggio. In questa regione, quando gli affari vanno bene, le persone tendono a investire… in capre. E se all’inizio la scena delle capre sugli alberi può sembrare divertente, quando i miei frutti scarseggiano, queste creature cominciano a mangiare le mie foglie, danneggiandomi ulteriormente. Così, anche se il mio olio porta ricchezza, devo sempre affrontare la sfida di sopravvivere, tra la siccità e le capre che mi circondano.
Ma il gusto di capra che ne derivava non riscuoteva il consenso del mercato estero:ecco perché le donne berbere, in gruppo, tolgono a mano tutta la polpa (che naturalmente danno da mangiare alle capre) per poi rompere i noccioli, in maniera tradizionale, tra due sassi. (Questo procedimento dai risvolti socializzanti sta rapidamente cedendo il passo a moderne macine meccaniche.) I semi vengono tritati per ottenere una specie di pasta da cui si estrae l'olio, che ha gli stessi usi dell'olio d'oliva nella cucina mediterranea e costituisce la base per l'amlow, una crema di mandorle tritate e miele.
L'olio viene usato localmente per curare malattie della pelle e disturbi cardiaci, mentre va di moda nelle nazioni ricche come condimento sano (e costoso) per le verdure e come base di prodotti per capelli e creme antirughe. Il rapporto tra uomini, capre e argan è complesso. Le entrate derivanti dall'esportazione dell'olio non fanno necessariamente il bene degli alberi, perché quando gli affari prosperano, in quella regione tradizionalmente si investe in... capre. E benché vederle sugli alberi sia divertente, quando i frutti non bastano più, divorano le foglie, creando ulteriore danno.
Al Negombo nè esiste un piccolo esemplare sulla salita alle balze introdotto da Alessandro Panizza, nè abbiamo provati parecchi ma uno solo continua a crescere lentissimo.