Dal rifugio privato alla bellezza condivisa Luigi Silvestro Camerini e Adria Scaglia Camerini: una visione a due voci

Dal rifugio privato alla bellezza condivisa
Luigi Silvestro Camerini e Adria Scaglia Camerini: una visione a due voci


Nel 1946, in un’Italia ancora ferita dalla guerra, il Duca Luigi Silvestro Camerini trovò nella baia di San Montano, sull’isola d’Ischia, il luogo ideale dove ritirarsi e dare forma a un sogno: un giardino segreto, intessuto di silenzio, luce e armonia vegetale. Umanista, bibliofilo, appassionato di culture lontane e di paesaggi rari, Camerini volle accorpare quei terreni per costruirvi un rifugio dell’anima, uno spazio privato in cui vivere il tempo secondo i ritmi della natura e della contemplazione.

Ma non era solo. Al suo fianco c’era Adria Scaglia Camerini, sua moglie, la Duchessa: figura altrettanto sensibile, ma animata da uno spirito diverso, complementare. Se il Duca era riservato, assorto e incline alla riflessione silenziosa, Adria era invece curiosa del mondo, aperta, profondamente empatica. I due si amavano di un amore discreto e intenso, fatto di rispetto, ascolto e reciproca ammirazione. Non si trattava soltanto di un’unione matrimoniale, ma di una vera alleanza creativa, un’intesa profonda che si rifletteva nelle scelte quotidiane come nelle grandi decisioni di vita.


Mentre Luigi progettava percorsi e piantagioni, coltivando piante rare e studiando l’equilibrio tra natura e architettura, Adria osservava il luogo trasformarsi — e nel suo sguardo cresceva l’idea che quella bellezza non dovesse restare nascosta. Lei intuiva che il giardino, nato per essere un’oasi privata, poteva divenire un dono collettivo, un luogo capace di accogliere e rigenerare altri esseri umani.


Fu così che, nel 1972, dopo anni di cure e silenzioso lavoro, la Duchessa aprì il Parco Negombo al pubblico. Non fu una semplice decisione gestionale, ma l’atto di chi restituisce al mondo ciò che il mondo le aveva ispirato. La visione del Duca non veniva tradita, ma compiuta: l’intimità di quel giardino restava intatta, anche aprendosi agli altri. L’intento era lo stesso: curare, accogliere, elevare.


Negombo, oggi, conserva i segni di entrambi: l’impronta riservata, colta e contemplativa di Luigi, e la forza generosa e visionaria di Adria. Insieme, hanno creato non solo un luogo fisico, ma un’esperienza dell’anima. Un’opera a due mani, come certe lettere d’amore scritte senza firma, dove è impossibile separare chi ha cominciato da chi ha finito.