Fico (Ficus Carica)
I fichi crescono anche nei frutteti del deserto. Le loro radici profonde, notoriamente capaci di procurarsi acqua, riescono a infilarsi nelle crepe e a spuntare dai muri. Si presentano come cespugli aggrovigliati o come alberi alti fino a 12 m, dalla liscia corteccia grigio cenere. In inverno sono privi di foglie, che spuntano a fine primavera, larghe e ruvide al tatto, proprio quando uomini e animali iniziano ad aver bisogno d’ ombra. Nonostante l’ impegno di tanti pittori nel corso dei secoli, è improbabile che le foglie di fico, con la loro lobatura pronunciata, siano servite a coprire le nudità di Adamo ed Eva. In compenso, il fico e i racconti sulla sua fertilità sono presenti in tutte le culture del Medio e Vicino Oriente, dove l’ albero viene coltivato da almeno 4000 anni. Non a caso, la storia botanica del fico è incentrata sul sesso e sul genere. Il “frutto” del fico può essere maschile o femminile e si presenta come un ricettacolo concavo e carnoso, foderato all’ interno di minuscole infiorescenze. ( Questa specie di ampolla è denominata “siconio", dal greco sykon, fico; la parola “sicofante” ha la stessa radice e probabilmente si riferiva, in origine, a chi denunciava l’ esportazione clandestina di fichi.) La pianta che produce i fichi può essere femmina, con i fiori femminili e succosi frutti edibili, oppure maschio e dare i “ caprifichi”, secchi e non commestibili, nei quali sono presenti fiori sia maschili che femminili. ( I caprifichi prendono il nome delle capre, le uniche creature che riescono a mangiarli.) La difficoltà consiste nel portare il polline dai fiori maschi contenuti nel fico che cresce sul caprifico ai fiori femmina che si trovano nel frutto che cresce sull’ albero femmina.
Sulla maggior parte degli alberi i fiori vengono impollinati dal vento oppure sono abbastanza vistosi e ricchi di nettare da attirare insetti che trasferiscono il polline alle parti femminili di un’ infiorescenza. Gli appartenenti al genere Ficus si comportano diversamente: ogni specie conta su una vespa specifica per l’ impollinazione. Le vespe Blastophaga che impollinano Ficus carica, il fico comune edulo, sono femmine, prive di pungiglione e minuscole ( lunghe solo un paio di millimetri). Vespe di entrambi i sessi si schiudono all’ interno dei caprifichi maschi. Prima che la vespa femmina possa uscire, il maschio si accoppia con lei, poi guadagna l’ uscita e muore. In questa fase i fiori maschi all’ interno del caprifico producono il polline. Dopo un breve riposo, la femmina esce attraverso il foro creato dal maschio, impregnata di polline. Guidata dal profumo, vola in cerca di un altro fico per deporvi le uova. Quando lo trova, penetra a fatica attraverso il fiorellino alla base del frutto, perdendo così ali e antenne.
Se è entrata in un caprifico, depone le uova, che in seguito si schiuderanno per continuare il ciclo riproduttivo. Se entra in un fico femmina, invece, è in trappola: anche se passa da un’ infiorescenza all’ altra, spargendo il polline, i fiori del fico femmina non si adattano alla sua anatomia e lei non riesce a deporre le uova. I fiori vengono impollinati e cresce il numero dei minuscoli semi, ma non ci saranno larve di vespa. L’ insetto è condannato, e gli enzimi contenuti nella pianta lo digeriscono poco alla volta. Il fico femmina si gonfia e diventa dolce, attirando uccelli e pipistrelli per diffondere i propri semi; una sostanza lassativa garantisce alle piante il nutrimento iniziale. Alcune verità di fichi sono state incrociate per diventare partenocarpiche, cioè che non richiedono impollinazione, ma la Turchia, uno dei principali produttori mondiali di fichi, vanta, la le altre varietà, la Smyrna, tuttora impollinata dalle vespe ( come del resto la californiana Calymirna e altre di cui si decanta la dolcezza). Storicamente è la varietà più diffusa e di maggior successo, che prende il nome dalla località oggi nota come Izmir, sulle coste turche del Mar Egeo. I primi tentativi di coltivare i fichi Smyrna negli Stati Uniti fallirono perché gli agricoltori consideravano senza fondamento l’ usanza dei contadini del Medio oriente di appendere dei rami di caprifico nei loro frutteti. In realtà si tratta di un incoraggiamento destinato alle vespe perché agiscano come intermediari sessuali.