I quaderni del giardino: I giardini pensili di Babilonia

Si narra che il giardino sia nato per accontentare una consorte del re, una donna persiana nostalgica della sua terra montuosa, che chiese al sovrano di ricreare artificialmente i paesaggi della sua patria. E così, per compiacere la sua petulante sposa, il re assiro diede vita a questo giardino straordinario.

Accanto alla rocca sorgeva un giardino pensile, uno dei primi esempi di paesaggio artificiale, creato dall’uomo a imitazione della natura. Nonostante non fosse stato costruito da Semiramide, ma da un re assiro di epoche successive, questo giardino rappresentava un’idea rivoluzionaria: la creazione di una “seconda natura” modellata dall’uomo stesso. A partire da Babilonia, infatti, la natura non sarebbe più stata solo selvaggia, ma anche plasmata secondo il desiderio e il progetto umano.

La struttura misurava quattro plettri per lato e si sviluppava come una collina a terrazze, simile alla disposizione gradinata di un teatro, con un sentiero che si arrampicava lungo i livelli per accedervi.

Per rendere possibile il progetto, il re fece costruire una serie di terrazzamenti sostenuti da pilastri, che reggevano il piano superiore del giardino. Le terrazze salivano gradualmente fino a raggiungere un’altezza di circa cinquanta cubiti, creando una sommità verdeggiante al livello delle mura più alte della rocca. Le murature, rinforzate con grande attenzione, erano spesse circa ventidue piedi e gli archi delle arcate sottostanti erano larghi dieci piedi ciascuno.

Sopra le strutture si posizionarono enormi pietre simili a travi, lunghe sedici piedi e spesse quattro, che costituivano sia il tetto per gli archi che il pavimento del giardino. Su questa base, venne poi sistemato un complesso sistema di isolamento: canne impregnate di bitume, uno strato di mattoni misto a gesso e una copertura di lamine di piombo per evitare che l’umidità della terra e l’acqua penetrassero fino ai livelli sottostanti. Infine, si stese una quantità di terra sufficiente a sostenere le radici di alberi di grandi dimensioni, trasformando il giardino in un’opera di paesaggio tanto ricca quanto affascinante.

Riempito di piante d’ogni genere, il giardino offriva una bellezza naturale senza precedenti: alberi imponenti, fiori variopinti e cespugli profumati che incantavano chiunque lo ammirasse. I terrazzamenti, grazie alle arcate che lasciavano filtrare la luce, ospitavano inoltre stanze reali, tra cui una camera speciale all’ultimo piano dotata di aperture e strumenti idraulici. Con questi meccanismi era possibile prelevare acqua dal fiume senza che nessuno dall’esterno potesse vedere come funzionasse, mantenendo così costante l’irrigazione dell’intero giardino.

Questo giardino pensile di Babilonia, nato dal desiderio di un re di compiacere la propria sposa, divenne il simbolo di una nuova relazione tra l’uomo e la natura: un mondo in cui non esisteva più soltanto la natura selvaggia, ma anche una “seconda natura” fatta a misura umana.