Febbraio: Pensieri di un Giardiniere al Tempo del Cambiamento
Illustrazioni Worthington George Smith e George Shayler
Febbraio è un mese particolare per noi giardinieri. Non è ancora primavera, ma gennaio è ormai alle spalle, e il clima fa quello che vuole: un giorno sembra quasi caldo, il giorno dopo il gelo torna a ricordarti che è ancora inverno. Insomma, febbraio è il più imprevedibile dei mesi. Breve ma insidioso, come se giocasse a confonderci, tentandoci con raggi di sole, per poi punirci di notte con una gelata improvvisa. Se dovessi scegliere, aggiungerei un giorno a maggio, non certo a questo folle mese bisestile. Ma, si sa, non siamo noi a decidere.
E cosa faccio io, in questo caos? Continuo a prepararmi. Come ogni anno, metto il naso fuori casa in cerca di quei piccoli segnali che mi dicono che la bella stagione è davvero vicina. Non mi interessa delle prime farfalle o degli insetti che a volte i giornali proclamano come l’inizio della primavera. Quegli insetti sono solo sopravvissuti per sbaglio all’inverno. I veri indizi sono altri.
1. I Crochi: Sono i primi a farmi intuire che qualcosa sta cambiando. Vedo quelle punte gonfie che spuntano dal terreno, poi esplodono in foglie verdi, come una piccola vittoria contro il freddo. Non so bene quando accade, ma so che, da quel momento, la primavera è alle porte.
2. I Cataloghi dei Vivai: È un rito annuale. Inizio a consultar on line i listini con le nuove piante, li leggo con attenzione. Ogni giardiniere che si rispetti conosce a memoria i nomi delle piante come se fossero poesia. Però ogni volta c’è qualcosa di nuovo che mi fa sognare di trasformare il mio giardino in un paradiso botanico.
3. I Bucaneve: Se spuntano i bucaneve, non c’è più dubbio: la primavera è davvero alle porte. Hanno un’eleganza che poche piante possono eguagliare, soprattutto in questo periodo dell’anno, con i loro delicati fiori bianchi che resistono al freddo. Per me, sono un segno di speranza e di rinnovamento.
4. I Vicini in Giardino: Quando vedo i miei vicini uscire di casa con vanghe e cesoie in mano, so che non sono l’unico a sentire che l’inverno sta per finire. È una sorta di linguaggio non verbale tra giardinieri: appena li vedo all’opera, mi metto in moto anche io. Lavoriamo fianco a fianco, separati solo dalle siepi, in silenzio, ma consapevoli che tutti stiamo aspettando la stessa cosa.
Il terreno è ancora duro, a volte troppo secco o troppo bagnato. Ma febbraio è il mese per prepararlo, dissodarlo, e rimetterlo in forma. È anche il momento in cui il giardiniere si rende conto che il suo terreno non è mai perfetto. Sempre troppo qualcosa: troppo sabbioso, troppo compatto, troppo acido. E così parte la corsa a migliorarlo, anche se i metodi oggi sono diversi da quelli di una volta.
Oggi, è più difficile mettere le mani su materiali naturali: in città non hai facile accesso a compost di qualità o letame fresco. Così, mi arrangio con quello che ho: gusci d’uovo, ossa bruciate, e la cenere che raccatto dalla stufa. Tutto serve per arricchire la terra. E se mi capita di vedere un mucchio di concime lasciato da un cavallo sul marciapiede… Beh, l’istinto mi direbbe di raccoglierlo, ma la decenza urbana mi costringe a trattenere l’impulso.
Nel mondo di oggi, puoi trovare fertilizzanti in ogni forma e colore, pronti all’uso, venduti in scatole eleganti. Puoi persino trattare il tuo giardino come un laboratorio, con prodotti chimici che promettono meraviglie. Ma, nonostante tutto, niente può sostituire quella vecchia montagna di concime naturale che solo una fattoria può offrirti. È un sogno romantico, lo so, ma non posso farci niente.
Eppure, nonostante tutte queste sfide, febbraio non è affatto un mese triste. Ci sono segnali ovunque: i bucaneve sono già fioriti, l’hamamelis si illumina di piccoli fiori gialli e, se guardi con attenzione, trovi germogli nascosti su quasi ogni pianta. La vita si sta risvegliando, e noi giardinieri siamo pronti a seguire questo richiamo. Non ci fermiamo, ci prepariamo per la nuova stagione, sapendo che la ripresa è solo questione di tempo.
In fin dei conti, febbraio non è altro che l’attesa. Ma è un’attesa attiva, piena di speranza.