Il microcosmo del Negombo

Un poemetto sul parco dal poeta e scrittore Francesco Leonetti

Il microcosmo del Negombo

di Francesco Leonetti

Poemetto in un parco dell’Ischia

In questo luogo, presto calano i pesi, e poi si gode il mondo per mesi.
Qui la sanità si accerta senza nessun bisogno ulteriore di stare all’erta.
E a salire le balze e i gradini, poi sereni si sosta alle panchine:
da su si vede il golfo con attorno le altre acque in un loro rombo ...
È questo al globo un posto raro per la logica nuova che l'ha disposto.
Le balze sistemate a tre piani si svolgono dall’Ischia in rupi immani.
Dai blocchi di terra e pietra spiccia verso le belle pozze  un getto arsiccio.
E una caduta di acqua lanciata si inarca dall'alta alla sottostante balza.
Si scorgono inoltrarsi i vialetti dove sono concessi amori e voli e diletti.
Dovunque nascono fiori i più  conosciuti o colorati ed alcuni perduti.
Sciolti si gira mirando il giardino-mondo col nome di Negombo
(costrutto da un altissimo signore e dal Casasco paesaggista e autore
mentre qui Pomodoro posiziona un arco di intarsi ad onore del parco).
Prende nome dall’India, da Ceylon, perché c'è là un golfo che somiglia.
Così parve al duca padovano che qui scoprì il bello del sud italiano.
E tutto unì il promontorio per la sua propria vista piena di gloria.
Quindi gli eredi fecero della baia un luogo generale della gioia umana.
Dove si va dalla spiaggia nel fresco e si ritorna al bene che ci irraggia.
Qui l'acqua delle terme è radioattiva e dà lo spurgo e la pulsione viva.
C'è il bar, La trattoria. L’ozio. E il  sole che è leone. Gli amici. Il negozio.
Con undici vasche il madido corpo esce in pochi dì dal proprio torbido.
Nè il ventre dà più pene. Ed una  spinta nuova arriva al gene.
Certo chi sa l’Uccellina in Italia, con  selvatica macchia,
o le piccole Trèmiti che hanno uccelli celebri nei miti,
o Sìbari, Otranto ancora, o le sabbie immense a Rimini, o chi la prora
ha voltato alla Grecia, come ulisse tutte le cose ha viste ...
Ma il Negombo le vince in quanto col terrestre la riva unisce,
lega l'originario mare alle forze irradianti il gusto vitale ...
E perché di piante ha un tale multiverso che ogni paese vi è messo:
il grande ficus della specie del Buddha, che è calmo eppure esulta;
le palme di più fogge, che con i pini fanno le terrazze e logge;
la sterlizia longilinea in più cespi, che va nel cielo in estasi ...
E qui con varietà di giri e di boschetti il ritrarsi dagli altri si permette ...
Nelle trame del verde chi si sdraia librato si sente col pensiero.
Chi si è immerso sa che tutto traspare e ci si vede nell'azzurro andare.
O chi dorme assopito nell'ombra  sognando va nel mare sopra un’onda.
Oh che bel nome! unisce  il negro, la negazione, il bombo; è tutto allegro.