L' ottobre del giardiniere

di Karel Capek estratto da "L'anno del giardiniere" Sellerio editore Palermo
Illustrazioni Miss May Rivers.
Si dice ottobre; si dice che la natura si prepara al sonno; il giardiniere lo sa meglio e vi spiega che ottobre è un mese altrettanto buono quanto aprile. Perché lo sappiate, ottobre è il primo mese della primavera, il mese della germogliazione e della gemmazione sotterranei, dello sbocciare nascosto, dei germogli che si gonfiano: rastrellate il terreno solo un po', e troverete gemme formate, grosse quanto un pollice, e fragili germogli e avide radici... a nulla vale, la primavera è qui; allora esci, giardiniere, e pianta ( attento solo a non tagliare in due con la vanga il bulbo di narciso che germoglia).
Quindi, di tutti i mesi, è ottobre il mese della piantagione e del trapianto. All' inizio della primavera, il giardiniere sta davanti a una aiuola, dalla quale comincia a fare capolino la punta di qualche gemma e si dice, pensieroso: qui ho un posto spoglio e vuoto, dovrò piantarci qualcosa. Dopo qualche mese il giardiniere sta davanti alla stessa aiuola, dove, nel frattempo, gli sono cresciute spighe di delphinium, lunghe due metri, una giungla di pyrethrum, una foresta di campanelle e il diavolo sa di che cos' altro ancora, e si dice, pensieroso: qui ho un posto troppo pieno e folto, dovrò selezionare e trapiantare qualche pianta. In ottobre il giardiniere sta davanti alla stessa aiuola, dalla quale, qui e lì, sbucano una foglia secca o uno stelo spoglio, e si dice, pensieroso: qui ho un posto spoglio e vuoto, io qui ci pianterò qualcosa, così, sei phlox o qualche aster più grande. Va e così fa. La vita del giardiniere è piena di cambiamenti e voglia di fare.

Mormorando, segretamente soddisfatto, in ottobre il giardiniere trova dei posti spogli nel suo giardino, Caspita, dice a se stesso, qui è probabile che qualcosa mi sia seccato, aspettiamo, in questo posto vuoto devo piantare qualcosa; per esempio la verga d'oro, o meglio una cimicifuga, ancora non ce l' ho, ma un'astilbe starebbe meglio qui; solo che per l'autunno qui mi converrebbe un pyrethrum uliginosum, ma anche un doronico orientale per la primavera non sarebbe male; alt, io ci metto una monarda - o Sunset o Cambridge Scarlet; ma anche l ' hemerocallis starebbe bene. Dopodiché, immerso in una profonda riflessione, si avvia verso casa, ricordando, per strada, che anche la dipsacea è una pianta conveniente, per non parlare della coreopsis, ma nemmeno la betonica sarebbe da buttar via; poi ordina subito in qualche vivaio la verga d'oro, la cimicifuga, l' astilbe, il pyrethrum uliginosum, il doronico orientale, la monarda, l' hemerocallis, la dipsacea, la coreopsis, la betonica e a questo aggiunge ancora l'anchusa e la salvia, poi per qualche giorno smania perché quelle piante non arrivano e non arrivano, quindi il postino gli porta un grande cesto, dopodiché si precipita con la vanga in quell' unico posto spoglio. Alla prima vangata, rompe un viluppo di radici, sopra e quali si protende un intero cespo di germogli. Gesù mio, manda un gemito il giardiniere, ma qui avevo piantato il botton d' oro!
Si, ci sono gli appassionati che vogliono avere nel proprio giardino tutto quello che appartiene alla sessantotto famiglie di piante dicotiledoni, alle quindici di monocotiledoni, alle due di gimnosperme - delle acotiledoni almeno tutte le felci, giacché con i licheni e i muschi è una croce. Mentre ci sono appassionati ancora più appassionati che consacrano la propria vita a una sola specie, ma quella vogliono e la devono avere in tutte le varietà finora coltivate e denominate. Così, per esempio, ci sono i «bulbisti» devoti al culto dei tulipani , dei giacinti, dei gigli, delle chionodoxa, dei narcisi, delle tazzette e di altre meraviglie bulbose; poi ci sono i «primulisti» e gli «auriculisti» che ossequiano esclusivamente le primule, così come gli «anemaniaci» consacrati al genere degli anemoni; poi gli «irisisti», che morirebbero di dolore se non avessero tutto quello che appartiene ai gruppi apogon, pogoniris, regalia, onocyclus, juno e xiphium, senza contare gli ibridi: ci sono i «delfinisti» che coltivano solo le speronelle, ci sono i «rosisti» o «rosariani», che frequentano solo la signora Druschki, la signora Herriot, la signora Karolina Testout, il signor Wilhelm Kordes, il signor Pernet e numerose altre personalità che si sono incarnate in una rosa; ci sono i «phloxisti» o «filophloxisti» che ad agosto, quando fioriscono le phlox, disprezzano a voce alta i «crisantemani», cosa che questi ultimi restituiscono loro in ottobre, quando fiorisce il chrysanthemum indicum; ci sono i malinconici amanti «asterici», che di tutti i piaceri della vita preferiscono gli aster autunnali, ma gli appassionati più violenti di tutti (naturalmente, oltre agli amanti di cactus) sono i «dalisti» o «giorgiani» che per una nuova dalia americana pagano una somma esorbitante, perfino venti corone. Di tutti questi, solo i «bulbisti» hanno una certa tradizione storica, perfino un santo patrono, San Giuseppe, che, come è noto, ha in mano un lilium candidum, benché oggi potrebbe procurarsi un lilium brownie leucanthum, che è ancora più bianco. Invece, nessun santo si mostra con una phlox o con una dalia; in conseguenza di ciò, le persone, devote al culto di questi fiori, sono settarie e, talvolta, fondano perfino una propria chiesa. Perché questi culti non dovrebbero avere una loro Vita dei Santi? Per esempio, immaginatevi la vita di San Giorgino da Dalia. Giorgino era un giardiniere virtuoso e pio, che dopo lunghe preghiere era riuscito a coltivare le prime giorgine. Quando l' imperatore pagano, Floxinian, lo scoprì, si infiammò d' ira e mandò i suoi sgherri ad arrestare il pio Giorgino. «Tu, coltivatore di cavoli» tuonò contro di lui l' imperatore Floxinian, «adesso adorerai le phlox sfiorite!». «Non lo farò» rispose fermamente Giorgino, «perchè le giorgine sono le giorgine e la phlox è solo una phlox». « Fatelo a pezzi» ruggì il crudele Floxinian; fecero a pezzi San Giorgino da Dalia e devastarono il suo giardino e lo cosparsero di vetriolo verde e di zolfo; ma dai pezzi del corpo di San Giorgino nacquero i bulbi di tutte le future giorgine, vale a dire quelle a fiore di peonia, di anemone, quelle semplici, le cactus, quelle con fiore a stella, le nane, le pompon o lillipuziane e gli ibridi.

L'autunno è un' epoca fecondissima; al confronto, la primavera è , per così dire, minuta; l'autunno preferisce lavorare in grande scala. Vi capita mai che una violetta primaverile vi cresca fino a tre metri di altezza o che un tulipano cresca, cresca, fino a superare l' altezza di un albero? Avete visto? Invece, vi capita che in primavera piantiate un aster autunnale, e che, entro ottobre, da questo venga fuori una foresta alta due metri, nella quale non osate mettere piede, perché non trovereste più la via d'uscita; oppure, in primavera, mettete nella terra una radice di helenium o di girasole e, in autunno, dall' alto vi fanno cenni ironici dei fiori dorati, a cui non arrivate più con la mano, nemmeno se vi mettete in punta di piedi. Questo capita al giardiniere nel momento in cui passa un po' la misura. Perciò, in autunno, si esegue il trasferimento delle piante; ogni anno il giardiniere sposta le sue perenni, come il gatto fa con i gattini; ogni anno con soddisfazione si dice: «Ecco, adesso ho tutto piantato e ordinato». L'anno seguente esprimerà lo stesso sollievo. Il giardino non è mai finito. In questo senso, il giardino è simile al mondo degli uomini e a tutte le imprese umane.