I quaderni del giardino: La casa sull'albero

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Fin dall’antichità, l’immagine dell’“albero della vita” ha avuto un ruolo centrale in religioni, miti e filosofie di culture diverse, dall’Egitto fino alla Cina e alla Mesoamerica. Le sue radici piantate nella terra e i rami che si innalzano verso il cielo hanno ispirato non solo leggende, ma anche l’architettura gotica, fungendo da modello. Senza gli alberi e le foreste non si sarebbe potuto dare origine alle colonne né ai templi. Posto tra la terra e il cielo, l’albero è simbolo di grandezza, forza e durata, evocando rifugio e sogno. Un uomo seduto su un albero può osservare il mondo dall’alto, quasi come un uccello, rompendo le barriere della realtà e sfiorando l’idea di eternità.

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Le case sugli alberi, alcune delle prime forme di abitazione, sono tuttora presenti presso comunità come i Kombai e i Korowai, che abitano i pendii dei monti Jayawijaya nell’area sud-occidentale di Irian Jaya, in Indonesia. Qui, la necessità di sfuggire a parassiti e conflitti ha portato alla costruzione di case a 40 metri d’altezza.

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Dai tempi antichi fino al Rinascimento europeo, le case sugli alberi hanno trovato spazio anche nell’arte e nella storia. Plinio il Vecchio, nella sua Storia Naturale, racconta di un platano nella residenza di Caligola a Velletri, dove l’imperatore organizzò un banchetto tra rami e panchine naturali. Nel Medioevo, i monaci costruivano piccoli eremi sugli alberi nei pressi dei monasteri, e nel Rinascimento si iniziarono a progettare strutture ancora più elaborate.

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Cosimo I de’ Medici, duca di Toscana, nel 1538 fece costruire un giardino alla Villa di Castello con una casa nascosta tra i rami di una quercia ricoperta di edera. Nicolò Tribolo, progettista del giardino, potrebbe aver tratto ispirazione dall’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, che descriveva pergolati intrecciati con rami di alberi da frutto e scale nascoste.

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Anche Francesco de’ Medici seguì questa tradizione, commissionando una casa sull’albero con una piattaforma a 7,5 metri da terra presso la Villa di Pratolino. Michel de Montaigne, in visita intorno al 1580, ne rimase colpito e ne scrisse nel suo diario.

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La tradizione delle case sugli alberi non si limita al passato. L’ambientalista americana Julia “Butterfly” Hill, per esempio, nel 1997 visse per 738 giorni su una sequoia millenaria alta 60 metri per impedirne l’abbattimento, diventando un simbolo dell’attivismo ecologico contemporaneo.

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Negli ultimi decenni, architetti e designer hanno iniziato a creare case sugli alberi moderne, come Andreas Wenning, falegname e designer tedesco, noto per le sue opere pubblicate e la loro eleganza.

Altri, però, preferiscono mantenere l’aspetto fiabesco delle case sugli alberi, come la compagnia inglese Blue Forest, che utilizza materiali naturali per costruzioni dal fascino senza tempo. Numerosi progettisti e sognatori si sono immersi in questo mondo, spinti dalla passione di realizzare l’immaginario delle fiabe. Un esempio è Takashi Kobayashi, un designer giapponese che ha saputo conquistare l’attenzione internazionale con il suo approccio coinvolgente.

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La rappresentazione delle case sugli alberi come simbolo di una vita armoniosa è presente anche nelle arti, come nei dipinti di Nicolas Poussin, che evocano il desiderio di un ritorno alla natura, lontano dalla modernità.