1991-L'Isola d'Ischia prima parte

prof.Massimo Mancioli

Prima parte edizione del 1991

L'isola d'Ischia: cenni storici, miti, realtà, dall'antico Mondo Mediterraneo fino ai nostri giorni

La straordinaria ricchezza del patrimonio idrotermale dell'isola d'Ischia, con le sue numerosissime sorgenti calde (termali e ipertermali) e le sue fumarole (getti di vapore bollente uscenti dal suolo), attrasse, sin dagli albori della civiltà, il mondo antico.

Da Omero in poi, poeti, geografi, storici, naturalisti, medici (Timeo, Eforo, Plinio il Vecchio, Strabone, ecc.) parlarono a più riprese di questa isola che presentava fenomeni naturali così interessanti e allo stesso tempo manifestazione vulcanicotelluriche relativamente frequenti. Come sottolineano i massimi esperti in materia (A.Rittmann, F. Penta) il momento geologico del periodo greco-romano fu per Ischia sfavorevole (da notare che "i momenti geologici" durano secoli). Gli stessi A.A. considerano, al contrario, assai favorevole il momento geologico attuale, in cui le manifestazioni idrogeologiche si esprimono solo "a misura d'uomo", con sorgenti ipertermali e fumarole, e sono quindi unicamente benefiche (B. Santi).

E' certo, comunque, che quando, nell'VIII sec. a.C., i primi coloni greci, provenienti dall'isola di Eubea, si stabilirono nell'isola d'Ischia, recepirono con prontezza la possibilità di utilizzare alcune sorgenti isolane a scopo terapeutico, sia per bagno che per bibita. Una prova concreta di ciò è rappresentata dalla fonte Nitrodi, che ha conservato intatto, attraverso i secoli, il nome greco originario (era infatti dedicata al Dio Apollo ed alle ninfe Nitrodi).

Si cercò nell'antichità di dare una spiegazione mitico-naturalistica a tutti i fenomeni fisici sopra accennati. Nacque così il mito del gigante Tifeo, cacciato, con gli altri Giganti, da Giove e precipitato nel Mar Tirreno, incatenato, ma mai domo, che col suo enorme e irrequieto corpo veniva a costituire l'intero territorio isolano ed era la causa dei vari fenomeni vulcanici e idrogeologici che lo caratterizzavano.

Il pronto tentativo di utilizzare con intelligenza tutte le risorse naturali che offrivano le nuove terre d'Occidente - fra cui il patrimonio idrotermale dell'Isola d'Ischia - é un segno caratteristico della nuova civiltà che si sviluppa nel Mondo Mediterraneo verso I' VIII Sec. a.C. Esaminando la carta geografica, che dalle coste dell'Asia Minore giunge sino ad Ischia , si resta quanto meno sorpresi, pensando anche alle modeste capacità nautiche delle imbarcazioni dell'epoca, dall'ardita progressione verso occidente dei Greci dell'isola di Eubea. Le cause di questa temeraria spinta ad ovest sembra legata ad una progressiva crisi economico-politica interna e alla necessità di trovare uno sbocco commerciale efficiente nelle lontane terre d'Occidente, note sin dall'epoca fenicia per la loro ricchezza in metalli industriali, sempre più necessari all'affermazione di un popolo: ferro, piombo, rame, stagno erano divenuti essenziali nella costruzione di armi e nell'approntamento di una marina in grado di organizzare e proteggere traffici commerciali a raggio sempre più vasto nel bacino del Mediterraneo. I Fenici, già dal X sec. a. C., avevano incominciato a rastrellare il Mediterraneo centrale e settentrionale creando solide basi commerciali nelle zone metallifere più importanti (in Spagna e in Sardegna, in paricolare). Si era formato, in pratica, un monopolio fenicio dei metalli, che certamente gli Eubei non erano in grado di infrangere; sembra, inoltre, che fosse assai difficile operare scambi, a condizioni vantaggiose, con i duri Fenici. Molto più agevoli apparivano i possibili rapporti con gli Etruschi, a loro volta padroni di interessanti zone metallifere nell'alto Lazio, in Toscana e nell'isola d'Elba. Fu per l'insieme di queste ragioni che le due più importanti cittadine eubee, Calcide ed Eretria, puntarono sulla creazione di una solida testa di ponte, una vera Colonia, nell'isola d'Ischia, cioé al limite meridionale della zona di influenza etrusca. Quella che fu la prima Colonia greca in Occidente (precedendo anche la Magna Grecia) fu fondata dagli Eubei, probabilmente nel 770 a.C. Il nome dato alla nuova colonia fu quello di Pithekoussai , in rapporto alla produzione di grandi vasi (pithioi).

Precedenti stanziamenti fenici, individuati dall'archeologo G. Büchner nel tozzo promontorio del Castiglione, fra Casamicciola e Ischia Porto, avevano tutt'altro carattere: erano piuttosto stanziamenti di passaggio senza una precisa connotazione di stabilità (quel tratto di costa è del tutto scoperto ai venti, inadatto quindi ad approdi sicuri per tutto l'arco dell'anno). Al contrario, il problema di un approdo sicuro fu risolto dai colonizzatori greci sfruttando le due spiagge (all'epoca più ampie) che si estendono sui due lati del grande promontorio di Monte Vico, nella attuale Lacco Ameno. Sulla sinistra del promontorio, a Ovest, vi è la profonda baia di San Montano, protetta a sua volta dal boscoso promontorio di Punta della Cornacchia. Sull'altro versante di Monte Vico, a Est, si apre la spiaggia di Lacco Ameno, anche questa, all'epoca, più ampia, capace di accogliere, in secco, numerose imbarcazioni.

È interessante osservare, oggi, alla base del "fungo" - il caratteristico masso tufaceo a breve distanza dalla spiaggia lacchese - dei rozzi, ma efficienti intagli utili all'ormeggio, scavati, in epoca più tarda, nel tufo.

In questo tratto di costa, battuto solo dalle mareggiate sostenute dai venti del primo quadrante, è sempre possibile ai buoni marinai prevedere per tempo quale dei due approdi può divenire insicuro e spostare, quindi, le imbarcazioni nell'altro. Solo molto di rado entrambi gli approdi diventano insicuri e le barche vanno, allora, necessariamente tirate in secco.

Omero (Odissea, IV, 846) descrive un'analogo "duplice approdo" nell'isola greca di Asteride, ove i Proci tesero un agguato al figlio di Ulisse, Telemaco, che ritornava ad Itaca. Certamente gli Eubei, come dimostra la famosa "coppa di Nestore" (trovata nel 1959 da G. Büchner nella Necropoli di San Montano)  erano perfettamente e conoscenza dei versi omerici: cultura letteraria e abilità marinara sembrano qui trovare un terreno comune d'intesa. Il fatto che Pithekoussai fu prima Colonia greca in Occidente ha un significato importante nel quadro dello sviluppo della Civiltà, ben al di sopra da rivendicazioni campanilistiche di maniera. Ricordiamo che tale dato di fatto è frutto di lunghe, difficili, meticolose ricerche archeologiche iniziate nel 1952 da uno dei più noti e stimati archeologi europei, Giorgio Büchner, dirigente della Sovrintendenza di Napoli, aiutato talvolta da assistenti della Pennsylvania University e con la collaborazione, a partire dal 1962, di un altro, ben noto archeologo europeo, David Ridgway, professore di Archeologia nell'Università di Edimburgo e membro direttivo del British Museum di Londra. Un contributo importante, specie per quanto si riferisce all'epoca romana dell'Isola d'Ischia, alla cronistoria delle prime manifestazioni della nuova fede cristiana (v. Santa Restituta, Patrona non solo dell'isola ma, per secoli, venerata in tutto il bacino mediterraneo) e al periodo bizantino è legato all'appassionata attività di ricerca ed alla profonda conoscenza del territorio insulare di Don Pietro Monti, lacchese, Rettore della Basilica di S. Restituta e creatore del Museo archeologico scavato nel sottosuolo della stessa Basilica, a Lacco Ameno.