1993.Paradiso nel Paradiso

1993.Paradiso nel Paradiso
foto Vittorio Guida

VilleGiardini 283

Di Gilberto Oneto

Ogni situazione richiede soluzioni di intervento mirate e diverse ma perfettamente integrate nel loro contesto ambientale. La difficoltà ed il fascino della professione di paesaggista derivano proprio da questa triplice serie di esigenze da soddisfare; la necessità di un perfetto inserimento nel paesaggio circostante (la mimesi deriva dalla conoscenza del linguaggio della tradizione e della natura del posto), la puntuale rispondenza alle specifiche esigenze di utilizzo e la necessità che ogni realizzazione sia originale e riconoscibile. Su queste difficoltà cadono puntualmente i progettisti meno abili producendo fotocopie di altri giardini, rifugiandosi in originalità astruse o in banalità devastanti.

Le difficoltà sono invece stimoli divertenti per i paesaggisti più capaci che proprio dalle situazioni più complesse ed articolate sanno trarre le soluzioni più interessanti. Ermanno Casasco è uno di questi e il suo curriculum professionale è denso di belle risposte a problemi difficili, alcune delle quali sono note ai lettori di Ville Giardini. La realizzazione di queste pagine è eccezionale per molteplici ragioni: si trova in un angolo di paesaggio di grande fascino e bellezza (la baia di San Montano a Ischia) e la destinazione dell'area (ampia ed importante zona di sorgenti termali) gli conferisce i ritmi di un peculiarissimo parco tematico che (essendo aperto al pubblico) necessita di immagini e di cure particolari. Casasco è riuscito a farne un paesaggio godibilissimo, un vero "paradiso nel paradiso" ricco di fascino sensuale.

NEGOMBO LA STORIA E L'OGGI

Avevo solo sei anni quando per la prima volta entrai nel parco del Negombo a Ischia, una proprietà signorile del Duca Camerini, con cui mio padre lavorava da 22 anni. Il Duca era per i miei ricordi di bambino e per i racconti di mio padre, un personaggio "epico": un viaggiatore, un navigatore, un appassionato di botanica che era approdato ad Ischia nel primo dopoguerra, e aveva deciso di realizzare proprio qui un suo luogo ideale, che rispondesse alle sue idee filosofiche e alla sua visione della vita e del mondo. Nasce così l'idea di un parco botanico esteso per tutta una baia, quella di San Montano. Pare infatti che quella baia gli ricordasse la baia di Negombo vista a Ceylon. Un ricordo, la fascinazione di un luogo lontano è all'origine del parco di Ischia. Decise di comprare la baia, un'impresa certamente "epica", dato che era frammentata in centinaia di lotti diversi coltivati ad ortaggi e appartenenti a una miriade di piccoli proprietari. Fu un'opera di accorpamento paziente e lunga, che si protrasse per vari anni. Comunque ci riuscì e iniziò il piano di piantumazione. Le piante arrivavano da Napoli via mare, non essendoci all'epoca strade di accesso carrabili. Mio padre con un vivaista locale, Antonio Strina, e pochi altri trasportarono le piante sul Monte Vico, che era già stato interrazzato e fornito di un sistema rudimentale di irrigazione con vasche di raccolta per l'acqua piovana, il promontorio a destra, Zaro, fu invece lasciato a bosco.

La parte bassa divenne il luogo propriamente del giardino, della sperimentazione botanica del Duca, che vi volle piante rare e inconsuete per l'epoca: cicas, cocos, zamie, enchepalartos, cameropos, sterlizie augustee, ficus elastici. Insomma una vera giungla tropicale perfettamente acclimatasi col tempo, una bellissima oasi " naturale". Era il 1958, il momento magico del Negombo. Poi Ischia comincia a cambiare come tutto il paese. Le amministrazioni politiche che si susseguono impongono l'allargamento della strada per far confluire la folla turistica. Per questo e/o perché si erano fatti pressanti i suoi interessi nel Nord d'Italia, il Duca si allontanò per un lungo periodo dal Negombo. Il luogo si fece selvaggio, soprattutto il Monte Vico. Fu allora che la duchessa Adria Scalia Camerini, con l'aiuto di mio padre, prese in mano la situazione e decise, per evitarne il degrado, di aprire il parco al pubblico trasformandolo in luogo termale. Fu una lotta dura con le amministrazioni nel periodo del trionfo del cemento e della speculazione edilizia che trasformò - o meglio sfigurò - in profondo l'isola dal punto di vista ambientale. E non c'era certo né attenzione né sensibilità per la conservazione del paesaggio e per i valori del giardino. Ci volle il 1974 perché Negombo fosse autosufficiente finanziariamente. Il figlio, conte Paolo Fulceri Camerini, cominciò allora ad occuparsi del parco e anch'io con lui. Vennero migliorati i servizi  e si aggiunsero nuove piscine e insieme si aiutarono le piante in difficoltà e si intervenne sul giardino, ma solo nella parte bassa. Il Negombo diviene una florida impresa in cui lavora un gruppo compatto e unito che raggiunge in estate le 130 persone.

Ci si accorse che proprio l'aspetto paesaggistico e botanico era stato trascurato, forse anche per le difficoltà poste dall' impegnativa eredità botanica che il Duca aveva lasciato. Arrivarono architetti e paesaggisti, ma i risultati non furono soddisfacenti. Ed è allora che intervenne Ermanno Casasco. Fu un incontro felice. Casasco era stato ad Ischia trent'anni prima, e proprio lavorando al Negombo ritrovava frammenti dell'immagine depositata nella memoria, dell' isola prima della speculazione ediliza. Intuì subito il disegno originario del parco e cominciò a lavorare in quel senso con lo sguardo rivolto a tutta la baia. Pretende e ottiene da noi il recupero dei terrazzamenti di Monte Vico con la loro grande scala centrale di pietra li chiama "Le Balze", e le fa rifiorire con il loro manto di vegetazione mediterranea. I pini vengono raddrizzati, il ficus repen viene fatto arrampicare su per i muri a secco, progetta un originale sistema di cadute d'acqua. Nella parte bassa riesce a far arrivare una splendida partita di cicas medie e revolute, molto rare, di origine australiana, che il Duca non era riuscito ad ottenere. Rinasce il giardino tropicale, il sogno dell' Eden originario, ricco di luoghi incantati, dove le piante sono lasciate libere di crescere, mentre sono inserite in un sapiente disegno di forme e di volumi. Anche le piscine, il ristorante, la spiaggia, riacquistano il loro volume circondati da solandre, rosmarini, lippia e altri arbusti. E va detto che la storia del Negombo non è finita qui: continuiamo ad andare su e giù per la montagna, con la guida di Casasco, sulle tracce del millenario lavoro contadino, e del sogno del Duca.