Quercia da sughero(Quercus suger)

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Sono la quercia da sughero, un albero che cresce lentamente e vive a lungo, fino a 250 anni. Sono un sempreverde, basso e robusto, con rami nodosi che si allargano generosamente. Quando ho spazio sufficiente, la mia chioma si espande imponente. In primavera, sbocciano su di me infiorescenze gialle che creano un bel contrasto con le mie foglie verde scuro, che ricordano quelle dell’agrifoglio per i margini dentellati, anche se le mie sono meno rigide e leggermente vellutate al tatto. Il mio ambiente ideale sono le colline vicino al Mediterraneo occidentale, dove gli inverni umidi e le estati calde mi permettono di crescere rigogliosa.

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Le mie foreste coprono circa 26.000 km², spaziando dalla costa atlantica fino all’Italia e al Nord Africa, anche se è in Portogallo che viene raccolto più della metà del mio prezioso sughero, seguito dalla Spagna. Il mio legno non è particolarmente pregiato, ma la mia corteccia è straordinaria. Si dice che già ai tempi dei Romani, le donne apprezzassero sandali con suole di sughero per la loro leggerezza e per l’isolamento che offrivano. Oggi, le mie proprietà isolanti sono talmente efficaci che persino la NASA ha utilizzato il mio sughero per proteggere i serbatoi dello Space Shuttle dal calore.

Quando si parla di me, però, l’associazione più naturale è quella con il vino. La mia corteccia ha capacità uniche: è impermeabile e resistente all’aria, ai liquidi, e perfino agli alcoli. È per questo che da secoli il sughero è il materiale perfetto per sigillare bottiglie. Inoltre, il mio sughero ha una struttura cellulare che lo rende elastico e capace di comprimersi senza perdere la sua forma, caratteristica essenziale per tappare le bottiglie senza che i tappi scivolino fuori.

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La mia corteccia è un dono raro della natura. Ho la capacità di rigenerarla, e per la prima volta viene rimossa quando raggiungo i 20 anni di età. Da quel momento, ogni dieci anni circa, vengo “spogliata” fino a un’altezza di circa 2,5 metri, in un processo delicato e meticoloso che avviene tra primavera ed estate. Un solo errore, un colpo d’ascia mal dato, potrebbe danneggiarmi e impedire alla mia corteccia di ricrescere. Ma se tutto va bene, produco circa 100 kg di sughero, una quantità notevole data la sua leggerezza.

Una volta rimossa, la mia corteccia passa attraverso diverse fasi di lavorazione: viene bollita, pulita, appiattita e tagliata. Da ogni striscia di sughero, potenti macchine estraggono tappi che finiranno nelle bottiglie di vino di tutto il mondo. Dopo la decorticazione, la mia corteccia si trasforma: il mio tronco nudo diventa ruvido, passando da un colore dorato a un rosso intenso.

Oltre a fornire sughero, faccio parte di un ecosistema unico chiamato “montado” (o “dehesa” in Spagna). Questo sistema agricolo sostenibile combina la mia produzione con l’allevamento di bestiame e la protezione di specie animali a rischio, come la lince iberica e l’aquila imperiale. Tuttavia, il mio habitat è in pericolo. Negli anni ’80 e ’90, alcuni vini vennero danneggiati da sughero di bassa qualità, portando alcuni produttori a scegliere tappi sintetici. Nonostante oggi la produzione del mio sughero sia rigorosamente controllata, l’uso di alternative artificiali rimane diffuso. E questo mette a rischio non solo me, ma anche l’intero ecosistema che dipende dalla mia corteccia.

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Quindi, se potete, scegliete sempre tappi di sughero. Con questo gesto non solo gustate il vino in modo autentico, ma contribuite a proteggere un mondo di biodiversità che dipende da me. Salute!

Al Negombo, in origine ero sulle balze, piantat0 dal Duca Luigi Silvestro Camerini, ma di quell'esemplarte è rimasta solo la voluminosa corteccia; la pianta ci lascio in una caldissima estate.

Attualmente sono all'ingresso , piantato da Ermanno, un bell'esemplare pronto ad essere scortecciato; comprato dai Vivai Strina. Per le balze e nel parcheggio diversi esemplari presi dai Vivai Faro in Sicilia da Ermanno Casasco