2012.Spazi verdi Giardini Terrazze

Manuale per progettare in Italia  Capitolo 2 Trasmettere il verde

Utet scienze tecniche

Il giardino incarna il tempo, è testimone di un'epoca e dei suoi processi trasformativi, è memoria, racconto, trasmissione di valori.

Il Negombo nasce come giardino privato; oggi è un parco idrotermale che racchiude in sé la storia degli ultimi settanta anni della mia famiglia, ma è anche il testimone e l'espressione delle tra-formazioni della nostra società e del territorio ischitano nel quale altre famiglie e storie si sono intrecciate. Tutto cominciò nel 1946 con l'arrivo nell'isola d'Ischia di mio padre, il duca Luigi Silvestro Camerini, umanista, appassionato di botanica e viaggiatore coloniale, alla ricerca di un luogo in cui fermarsi. Aveva già soggiornato a Capri e poi a Ponza, da confinato politico.

Photo by Arno Senoner / Unsplash "Templare"Progetto Ermanno Casasco

Ma è a Ischia, nella baia di San Montano , una baia profonda, ma di perfetta misura, racchiusa tra il Monte Vico e il promontorio di Zaro, che ha scoperto il luogo dove costruire il suo giardino ideale per la somiglianza con la baia di Negombo, a Ceylon, che lo aveva incantato in uno dei suoi viaggi. San Montano è anche una delle zone più ricche di acque calde sotterranee dell'isola, per cui la nuda e aspra roccia si coniuga con la selva. Fu così che, dopo aver accorpato in un'unica proprietà tutta la baia (furono necessari più di cinquanta contratti di compravendita), iniziò la sua trasformazione da palude coltivata a parco lussureggiante, con l'ideazione di un ingegnoso sistema di raccolta di acque piovane e di irrigazione, tramite vasche, e facendovi trasportare via mare cicas, cocos, zamie, ficus, presenze ancora oggi riconoscibili all'interno del giardino, come il maestoso ficus magnolioides con il suo tronco intricato dalle radici. Inoltre, ha reintrodotto la flora mediterranea, facendo venire da Ponza particolari ginestre endemiche (Genista tyrrhena) e poi, da altri luoghi, carrubi, ulivi, querce e piante da sughero.

Photo by Emilie Christensen / Unsplash

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Allora, negli anni Cinquanta, Ischia era la meta di viaggiatori, artisti, intellettuali, soprattutto stranieri. Cominciavano anche gli scavi archeologici nella Baia di San Montano, dato che qui si trova il primo stanziamento greco d'Occidente, che risale al 770 a.C., e vi è ubicata la necropoli dell'antica Pithecusa i cui reperti, di grande valore archeologico, sono oggi collocati nel museo di Villa Arbusto. Poi tutto cominciò a cambiare, anche Ischia. Con gli anni Sessanta, arrivò il boom economico e il turismo di massa: cemento, allargamento delle strade verso il mare, alberghi e terme, ristoranti, negozi, luoghi di intrattenimento comportarono una trasformazione visibile non solo nelle infrastrutture e nelle costruzioni, ma del paesaggio stesso e nei modi di abitarlo e viverlo. Fu una delle ragioni che probabilmente indussero mio padre a trascurare e non sentire più suo il tanto amato luogo. Così mia madre, Adria Scaglia Camerini, decise di intervenire per sottrarre il giardino al degrado e trasformarlo in luogo aperto al pubblico. Un'operazione difficile per una donna. È del 1971 la prima piscina olimpionica, il piccolo snack bar e la discesa alla spiaggia. In questo processo di trasformazione, io stesso, allora ancora ragazzo, cominciai ad affiancarla. Era solo un nuovo inizio e tanto ancora restava da fare: occorreva strutturare ulteriormente il parco, con altre piscine termali, organizzare la spiaggia , aprire nuovi servizi di ristorazione; questa operazione è durata fino al 1987, periodo nel quale ho incominciato a sentire l'esigenza di recuperare e riprogettare il parco. E qui fu decisivo l'incontro con il paesaggista Ermanno Casasco che avvenne nel 1988.

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L'attuale fisionomia del parco deve molto alla sua riprogettazione che ha saputo interpretare e coniugare insieme il sogno di mio padre e l'ideazione di un moderno parco termale aperto al pubblico. Ha rivestito gli slarghi centrali di accesso alle piscine maggiori con tappezzanti che accompagnano i percorsi, unendo acqua e roccia, e, con movimenti di terra, ha dilatato i sentieri e strutturato il giardino sulle balze. Si e, infatti, ispirato alla sapienza contadina, alla conoscenza delle piante e alla storicità del pasaggio; per questo il Negombo è un giardino mediterraneo che accoglie un giardino botanico. È profondamente ancorato alla millenaria cultura del luogo e integra il paesaggio rurale con la magnificenza delle piante provenienti dall'Australia, dal Giappone, dal sud Africa, dal Brasile e dall'Africa. Le piante esotiche che Casasco ha inserito nel Negombo, anche quelle che vengono dall'Australia vivono in zone aride possono sopravvivere anche nei periodi in cui l’acqua scarseggia o acidittura manca, come, a esempio, la Melateuca. I Metrosideros."Callistemon, che si apparentano perfettamente al mirto, al corbezzolo, al lentisco, all'ulivo. È però l'acqua, con l'immaginario che l'accompagna, la vera protagonista del posto, il filo conduttore della sua costruzione.

Photo by Arno Senoner / Unsplash

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Il Parco idrotermale del Negombo è, per eccellenza, un giardino delle acque che coniuga le calde e feconde sorgenti con il mare e ha la sua parte più profonda sulle balze in cui il giardino si distende sulla roccia scavata a gradini e terrazzamenti e la macchia si fa più fitta man mano che si sale. Qui i sentieri sono stretti e intricati da arbusti. Casasco, a sua volta grande viaggiatore, ne ha fatto un luogo ricco di sorprese e soluzioni inaspettate: la vasca in cemento che ricorda i vasconi di raccolta dell'acqua piovana, la lastra in ardesia che ripropone i salti d'acqua, la cascata ispirata alle cadute di ossigenazione. Nelle vasche termali l'acqua cade sempre dall'alto in cascate o si raccoglie in pozze. In"Chiaia di Luna" le acque sgorgano dalla roccia attra-versando una fenditura nella pietra . "Maya", invece, nel suo stesso nome, è un luogo ricco anche di evocazioni . A sua volta, "Il Templare", ricorda una rovina romana e lo si scopre solo quando si arriva, tanto è immerso sotto la vegetazione, mentre "Nesti" ci rimanda alle sorgenti termali di Pamukkale in Turchia che sono, forse, tra le prime terme romane della regione .

Photo by Arno Senoner / Unsplash "Nesti" progetto Ermanno Casasco

"Onphalos" è una grotta, un budello nel monte, e "Irrgang, il labirinto", attiva l'antica tecnica giapponese del massaggio plantare . L'Hammam", il bagno turco, e anche esperienza e fascinazione di stare in un'architettura amniotica, disegnata dalle lame di luce che filtrano il sole. Inoltre, con Casasco, è progressivamente maturata l'idea di immettere nel giardino opere d'arte, come loro naturale destinazione e ulteriore compimento del giardino stesso, configurando un'arte del paesaggio in cui le sculture non vi sono semplicemente collocate, ma ne fanno parte integrante. Anzitutto, la straordinaria operà in formelle di ceramica con aggiunta di ramina "L'arco in cielo" di Arnaldo Pomodoro (1998), che è stata collocata all'inizio delle balze , poi lo "Strale" di Lucio Del Pezzo (2003), all'entrata, "Gli occhi di Nesti e di Neri" di Laura Panno (2003), nella grotta/sauna, e il "Volo" di Giuseppe Maranello (2004), su uno sperone nella roccia che domina Chiaia di Luna.

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L'arte del giardino è il punto più alto e non solo lo scenario di quel percorso del benessere, nel senso del bien-être, dello stare bene con se, di ritrovamento dell'armonia con se stessi e con l'ambiente, che è stato costruito negli anni, partendo dalla grande ricchezza costituita dalla compresenza delle acque termali, del mare, del sole e del giardino, affiancando alle piscine termali e marine, al mare e alla spiaggia, l'hammam, la piscina giapponese, la kneipp, i getti cervicali, un centro benessere. E, dato che gli eventi sono ciò che costituisce il mondo della contemporaneità, il Negombo si confronta anche con la loro centralità nei processi di trasformazione del territorio e del paesaggio e della loro identità aprendosi a nuovi vissuti e spazi. È una centralità che amplia un aspetto che è stato sempre presente nel giardino: la sua componente teatrale e di scenario che lo rende il luogo ideale per essere percorso e vissuto come incantata cornice e scenografico contenitore di eventi. Cosi, attorno alle piscine o nelle sale del ristorante si organizzano eventi, concerti e serate di gala. E da nove anni ha luogo la fiera-mercato florovivaistica "Ipomea del Negombo", un'occasione per conoscere e approfondire gli aspetti botanici del giardino e per sensibilizzare a una riscoperta del verde e alla valorizzazione del paesaggio.

Photo by Arno Senoner / Unsplash

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  • ‌Il Negombo non è solo un parco idrotermale, un luogo del benessere o un'impresa, ma vuol essere in sintonia con lo "spirito del luogo", un modo d'essere, di relazionarsi al mondo, un modo di pensare il territorio che affonda nelle radici più profonde della nostra lunga complessa civiltà. Appartiene alle calde acque che scorrono sotto la superficie, come mio padre aveva individuato, che alimentano la maestosità del verde che popola il giardino, nel dionisismo che oggi si manifesta nel desiderio di un rinnovato rapporto con la natura e nei valori vitali e gioiosi dell'esistenza. Per questo si apparenta, nello stile, al giardino che perseque il sogno dell'Eden, quello all'italiana, quello arabo e romano e persiano. E nello stesso tempo il Negombo è opera in progress che resta aperta, perché è la cultura stessa del luogo che è mutata e ora il luogo è la forza delle idee. E non si tratta solo di valorizzare ciò che di unico ha un territorio, ma di un suo mutamento di senso che ridisegna nuove funzionalità e un diverso statuto della memoria e della storia e dei sistemi simbolici che acquisiscono una nuova valenza estetica e, magari, anche ludica e teatrale, senza però perdere i valori che lo hanno costruito. E in questo senso che mio padre e il suo giardino continuano a vivere nel maestoso ficus, nei grandi carrubi e, contemporaneamente, fanno parte della trasformazione che io e i miei collaboratori e tutta la "famiglia" del Negombo abbiamo messo in atto e aperto al pubblico come partecipazione a un modo d'essere e di vivere il territorio, oltre che offrire un servizio. E di questo luogo mi sento non il proprietario o il gestore, ma un "custode" temporaneo: il cui compito è di aver cura e di preservare un'eredità preziosa, di farla vivere, migliorarla e tramandarla. È questo modo di intendere, in armonia con lo "spirito del luogo", il senso del giardino e la "cura" che di esso dobbiamo avere, come modo di abitare la terra con poesia e arte, che vorrei lasciare in eredità con il Negombo.

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Paolo Fulceri Camerini

Uomo faber ed imprenditore. Dopo gli studi di impostazione scientifica, che ha svolto tra Firenze, Cortina, Ivrea, Milano, Parigi ed il Veneto (il padre girovagava……) si è impegnato da subito nella nuova attività di famiglia, sviluppando da un'idea della Madre, nei terreni di proprietà acquistati dal padre, il Parco Termale del Negombo nell'isola di Ischia. Coltivando la passione per il verde, per l'arte "appresa" dal padre e valendosi dell'amicizia e della collaborazione del paesaggista Ermanno Casasco e di artisti del calibro di Arnaldo Pomodoro, Lucio Del Pezzo, Giuseppe Maraniello e Laura Panno, Simona Uberto, Gianfranco Pardi. Ha interpretato progettando e costruendo all'interno del parco vasche d'acqua, ristoranti, bar, hotel, giardini seguendo una propria visione del termalismo inteso come benessere e piacere coniugando le acque termali, il clima, il mare l'arte ed il paesaggio. Cosa che può avvenire solo in un isola come quella di Ischia. Continua la sua attività dopo 40 anni sviluppando e migliorando continuamente il Parco con nuove idee e suggestioni. Ama definirsi il "Custode" del posto.

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