Ulivo (Olea europea)

Ulivo (Olea europea)
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Tozzi, contorti e resistenti al caldo, alla siccità e alle capre, gli ulivi coltivati vivono anche un migliaio d' anni dando frutti per quasi tutto il tempo. Le foglie hanno la pagina superiore verde-grigio e quella inferiore argentea per i microscopici peli stellati che, oltre a ridurre l'evaporazione in caso di vento e caldo forti, conferiscono all'albero un aspetto scintillante decisamente mediterraneo. Ogni minuscolo pelo è largo solo 1/6 di mm e tutti insieme, visti con adeguato ingrandimento, sembrano frivoli ombrellini sovrapposti. Italia e Spagna sono oggi i maggiori produttori di ulivi, ma questa pianta ha un legame speciale con il Medio Oriente, dove è conosciuta fin dal Neolitico e coltivata almeno da cinque millenni per trarne cibo, medicamenti e soprattutto olio. La parola « olio » e anche il termine francese buile derivano dal greco antico. Le olive sono il frutto con il più alto contenuto energetico, e in passato il loro olio alimentava anche le lampade. Ebrei e arabi usano parole analoghe, rispettivamente zayit e zeytoun, derivanti da una radice comune, probabilmente legata al concetto di luminosità. L'ulivo è amato e rispettato dal Giudaismo, dal Cristianesimo e dall'Islam, e viene associato alla luce, al nutrimento e alla purificazione. Nel racconto dell'Antico Testamento sul diluvio, la colomba porta un ramoscello d'ulivo a Noè sull'Arca, come segno che la collera di Dio sta scemando. Da allora il ramo d'ulivo è simbolo di pace, bene raro e prezioso in una terra in cui vivono ebrei, musulmani e cristiani, arabi, israeliani e palestinesi. Come convincere questi vicini e coabitanti che, al di là dei fatti giusti e sbagliati della storia, devono aiutare i loro figli a trovare una coesistenza che garantisca stabilità e soddisfazione a tutti? Forse il tollerante ulivo, con il suo simbolismo e la sua eredità culturale condivisa, può ispirare coloro che potrebbero versare olio sulle acque agitate.

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