Il giardino delle acque
L’acqua mi affascina ed è un elemento essenziale della mia progettazione, i miei giardini sono pensati in modo che l’acqua non venga mai sprecata e che possano anche vivere nei periodi in cui scarseggia o addirittura manca. Le piante esotiche che inserisco nei miei giardini mediterranei, anche quelle che vengono dall’Australia, come ho fatto al Negombo a Ischia, sono piante che vivono in zone aride, come ad esempio: Melaleuca, Metrosyderos, Callistemon, si apparentano perfettamente al mirto, al corbezzolo, al lentisco, all’ulivo. I miei sonni non sono mai turbati da istanze di autoctonia, che è sempre inventata, ma il mio operare si è sempre ispirato alla millenaria sapienza contadina, alla botanica e alla storicità del paesaggio.
L’immaginario dell’acqua è stato la mia guida nella costruzione del giardino e nella scelta delle piante. E progettare il giardino termale del Negombo ha costituito una vera gioia: mi ha dato la possibilità di giocare con l’acqua in più modi, senza doverla sprecare perché qui il suo sgorgare è in funzione della salute dell’uomo.
Il Negombo è il trionfo dell’acqua: le calde e feconde sorgenti sono la sua ragion d’essere. Il loro sgorgare mi ha dato un’emozione simile a quella provata quando ho visto la prima volta le sorgenti termali di Pamukkale in Turchia, che sono forse tra le prime terme romane. Nel paesaggio brullo le cascate e le azzurre acque risplendevano nell’unione di natura e arte che la interpreta.
I miei interventi sono “nascosti”: in Nesti le acque sgorgano dalla roccia,
in Onphalos sono dentro una grotta.
“Il Templare” è come una rovina romana che si scopre quando si arriva (naturalmente il materiale impiegato è dovuto a motivi igienici e tecnici). L’acqua sgorga sempre dall’alto in cascate o si raccoglie in pozze. Ed inoltre la sua presenza deve sempre accogliere e non deve mai essere pericolosa o ispirare paura.
Nell’acqua ci si deve poter immergere e uscire con facilità e gradualmente, come avviene con il mare. L’acqua non è presente solo dove la si vede, ma il suo uso è sempre determinante per il giardino e il paesaggio. L’acqua modifica il paesaggio: se osserviamo dall’alto i paesaggi dei paesi sviluppati, vediamo che hanno assunto una forma circolare. Non sono più quadrati o rettangolari come li strutturavano gli aratri e l’irrigazione a canali, ma hanno assunto la forma circolare determinata dall’irrigazione automatica. Il parco idrotermale del Negombo diventa con gli anni un luogo “edenico” che di anno in anno si sta configurando come giardino dell’arte. Sono stati introdotti nel paesaggio l’”Arco in cielo” e "Riva dei Mari" di Arnaldo Pomodoro (1998),
lo “Strale” di Lucio Del Pezzo (2003),
“Gli Occhi di Nesti e di Neri” di Laura Panno (2003),
il “Volo” di Giuseppe Maraniello (2004)
"Incontri" di Simona Uberto(2015)
e "Sprigionamenti di Gianfranco Pardi(2016)
come parte integrante di un’arte del paesaggio in cui l’opera d’arte non vi è semplicemente collocata, ma ne fa parte integrante. Il giardino è l’emblema dell’abitare nel segno della bellezza .
Il Negombo vuole anche essere l’occasione di riflettere sul paesaggio come invenzione culturale e sul ruolo che oggi può avere l’arte nel paesaggio.